Critica d’Arte Tione di Trento 20 febbraio 1987
Ho osservato nello studio dello scultore Bertarelli le ultime opere, attestanti l’originalità dell’estro creativo, la fine sensibilità ed il gusto stilistico; squisito nell’eleganza e nella politezza. Il senso dell’armonia compositiva scandisce su un parametro di rigore formale improntato alla tradizione classica la sinuosità delle masse e lo sviluppo parabolico dei volumi, ritmati dalla suggestione fantastica che si traduce all’istante nell’immaginazione concreta. Si ha l’impressione osservando questi modelli di capire l’idea che li ha generati, come intuizione dell’anima delle cose. Ed invero Bertarelli sa vedere la vitalità interiore alla materia e rivelarla con la liberazione della dinamica endogena. Ci conforta nella convinzione che l’Arte non sia ispirata all’astrazione concettuale, ma rivelata dalla realtà dell’essenza naturale.
Ne abbiamo riprova nella terracotta “Fiore che dorme” (1983), ove la sensualità della linea volgente si sposa con il moto circolare e continuo della luce, a rendere una scenografia scultorea di costante equilibrio spaziovolumetrico e nel contempo una icastica figurazione di arte tattile. L’ultima complessione materica si rivela via via alla mano che la esplora, la penetra o la sfiora e procura sensazioni nuove che si compenetrano con quelle visive, esaltandole. E’ un sentore di polpa fresca e vellutata dei petali che si aprono come pudica vagina puberale. Nell’accezione della lingua inglese la si può chiamare “silent life”; vita silente, decantata dall’atmosfera di tenerezza quasi trasognata che la prevade tutta. Possenti nella pienezza delle forme, il “Torso Muliebre” modellato in bronzo a grandezza naturale (novembre 1982), ed il coevo ricavato dal tronco di abete bianco.In questo le venature del legno sono fibre del tessuto nervoso e muscolare; modulate dallo studio anatomico delle parti nella polifonia tonale del chiaroscuro, sapientemente giocato ad indurre un effetto pittorico alla costruzione plastica. In quello esplode la violenza erotica della “Menade Furens” per la seducente profferta di rotondità protuberi e la torsione del busto; richiamate tuttavia a compostezza della scanzione misurata dei fiori di struttura.
Nel”Punto d’Ascolto” (1982) l’armonia acustica concentrata nel punto focale di auscultazione si irradia uniforme sulla superficie circostante, seguendo lo sviluppo dei rapporti di preparazione volumetrica.
Da ultimo ne “Lalbero della Vita” e ne “il Bene e il Male” ottenute in argilla di maiolica la risultante ottimale delle masse tonde, in compensazione con quelle curve, ci remunera di un “continum” artistico in cui tutte le componenti di linea e di forma si riassumono nella decantazione dell’assoluto naturale attraverso la rivisitazione poetica.
firmato Pier Luigi Menapace – critico d’arte
Scritto dopo una graditissima visita allo studio Bertarelli da parte del critico Pier Luigi Menapace.